Luigia Esposito, 27 anni, fu massacrata senza pietà il pomeriggio del 16 novembre 1996, nelle campagne di Sant'Anastasia, in provincia di Napoli. La sua era stata una vita difficile: tossicodipendente, aveva vissuta un'esistenza ai margini della società. La sua morte fu decisa dal boss della zona in persona. La ragazza, infatti, aveva assistito, pochi giorni prima, all'esecuzione di Ciro Rispoli, un suo amico assassinato nell'ambito di una faida tra clan di camorra, diventato una testimone scomoda da eliminare. Un suo amico vicino al clan e successivamente divenuto collaboratore di giustizia, spinto dai rimorsi, tentò di dissuadere il boss, che però resto inamovibile: la ragazza andava uccisa. Luigia fu raggiunta da due killer armati di pistola. L'arma però si inceppò. La donna fu allora massacrata a colpi di pistola, ma, implorando pietà, tentò di aggrapparsi alla vita con tutte le sue forze. Allora uno dei due assassini si procurò un coltello e infierì sul corpo della povera ragazza con 23 coltellate. L'omicidio di Luigia è stato al centro di un processo che però a lungo non ha avuto alcuno sviluppo. Solo nove anni più tardi un giudice, rimettendo a posto alcuni fascicoli, si accorse di quest'omicidio finito del dimenticatoio, nonostante il pentimento di uno degli assassini, le cui dichiarazioni avevano consentito di arrestare decine di persone. Non però i mandanti del delitto, di cui pure erano stati fatti i nomi. La storia di Luigia continuava a non interessare nessuno. Nel 2005 il giudice Di Stefano ritrova una vecchia richiesta di archiviazione del caso, la rigetta e ordina nuove indagini. Nessuno si costituisce parte civile nel processo contro gli assassini di Luigia. Finalmente, però, nel 2009 il boss Angelo Cuccaro viene condannato, quale mandante, alla pena dell'ergastolo. Verrà arrestato soltanto nel 2014 ad Ardea (RM): si era dato alla latitanza dopo la condanna.