Graziella Campagna


Graziella Campagna nasce a Saponara, un piccolo paese sulle pendici dei Monti Peloritani, in provincia di Messina, il 3 luglio del 1968. Ancora molto giovane abbandona gli studi per poter aiutare economicamente la sua famiglia. Trova quasi subito lavoro come aiuto lavandaia in una città vicina, Villafranca Tirrena. È un impiego in nero che le consente di guadagnare solo 150 mila lire al mese, ma quella cifra, seppur bassa, le è utile per contribuire alle spese di casa e aiutare i suoi genitori. Così accetta. Le giornate trascorrono scandite dalle ordinarie abitudini fatte di lavoro e famiglia; Graziella si è ambientata in quella lavanderia, ha imparato subito a sbrigare le mansioni che le vengono affidate, è brava e si fa voler bene da tutte le sue colleghe. Ma questa normalità sarà stravolta in quello che sembra essere un giorno qualunque. Un giorno infatti, l’ingegner Tony Cannata, che è solito recarsi in quella lavanderia, le porta una camicia da lavare. Graziella la prende in consegna e si accinge a procedere con il lavaggio, ma prima, come d’abitudine, controlla le tasche per assicurarsi che non ci sia rimasto niente. E mentre svolge quest'attività, quella mattina trova un’agenda nella tasca. Graziella ritrova nell’agenda una carta d’identità che rivela il vero nome dell'uomo: è Gerlando Alberti junior, nipote latitante del boss della mafia siciliana Gerlando Alberti. L’aver scoperto quest'informazione le costerà la vita, soprattutto perché uno dei fratelli di Graziella, Piero, fa il Carabiniere in servizio alla compagnia di Gioia Tauro e questo fa paura ai due latitanti. Il 12 dicembre, dopo aver finito di lavorare, Graziella va, come di consueto, ad aspettare l'autobus che la porterà a casa. Quella sera la corriera arriverà a Saponara senza di lei.  Due giorni di distanza dalla sparizione, riesce a scoprire che un medico aveva visto un cadavere di una ragazza in un luogo isolato a Forte Campone, paese vicino a Villafranca Tirrena. Piero allora allerta la Polizia e insieme si recano immediatamente sul luogo indicato, facendo la più terribile delle scoperte: quel corpo senza vita rannicchiato contro un muro, con un braccio alzato in segno di difesa e cinque colpi di arma da fuoco sparati da meno di 2 metri su viso, spalla, petto, mano e braccio, è proprio quello della sua amata sorellina. Graziella viene così uccisa, a colpi di lupara, a soli 17 anni.
La sua unica colpa è quella di essere stata testimone involontaria della scoperta della falsa identità di due latitanti. Anche se, come dice il fratello Piero, “Graziella mai e poi mai avrebbe ricondotto il nome al mafioso”.