Rossella Casini


Rossella Casini nasce a Firenze il 29 maggio del 1956. Suo padre, Loredano, è un dipendente della Fiat e la madre, Clara, sta a casa e si prende cura della famiglia e della loro unica figlia. E’ bella Rossella, un viso dolce e uno sguardo che penetra, che cerca di leggere chi ha davanti a sé. Dopo la maturità all’istituto Magistrale “Capponi” di Firenze, Rossella decide di continuare gli studi e si iscrivere all’Università di Firenze, scegliendo il corso di laurea in psicologia.

Vive sempre con i suoi genitori in via Borgo La Croce, a pochi passi dallo storico mercato di Sant’Ambrogio. In quella stessa palazzina abitano degli studenti fuori sede, chissà quante volte Rossella gli avrà incrociati per le scale, scambiandosi veloci saluti di cortesia. Tra di loro, Rossella rimane colpita da uno studente di Economia dell’Università di Siena. Francesco è originario di Palmi, in Calabria, ed è sempre gentile ed educato con lei. Pian piano si innamorano e iniziano a frequentarsi sempre più spesso e a credere di poter costruire insieme una famiglia. Francesco conosce i genitori di Rossella. Sono felici Loredano e Clara di vedere la loro unica figlia diventare donna e innamorarsi. La relazione diventa seria e così quell’estate i coniugi Casini partono per la Calabria insieme a Rossella e a Francesco per conoscere la sua famiglia.E’ il 4 luglio del 1979 che Rossella comprende la vera natura della famiglia di Francesco. Quel giorno suo padre, Domenico Frisina, è ucciso mentre si trova in contrada Pirara di Palmi. Rossella e sua madre si ritrovano catapultate in un’altra realtà che non conoscono. Le parole faida, vendetta, omicidio non fanno parte della loro vita, ma ci si ritrovano a fare i conti. Forse Rossella ha capito qualcosa di più, forse Francesco si è confidato con lei. Non ci pensa due volte, chiede alla madre di andare via, di tornare a Firenze, mentre lei decide di rimanere al fianco del suo Francesco in un momento così doloroso. E lo fa per diversi mesi, finché non si convince a rientrare nella sua città per rimettersi a studiare e non perdere interamente il semestre. Così prende il treno e parte per tornare a casa sua. Mentre si trova nella stazione di Roma per effettuare il cambio del treno, telefona al suo Francesco che è rimasto invece a Palmi. Così scopre che la sera prima, il 9 dicembre, Francesco è stato ferito con un colpo di pistola alla testa nel corso di un agguato contro la ‘ndrina rivale. raggiungere il suo Francesco ricoverato in gravissime condizioni agli Ospedali Riuniti di Reggio. E resta al suo fianco per i mesi successivi, finché Francesco non esce dal coma e lo convince a farsi trasferire all’ospedale Careggi di Firenze, dove è convinta che riceverà cure migliori. Ma non è solo questo il motivo che la spinge. Rossella ha capito che deve allontanarlo da quella vita, da Palmi, dalla sua famiglia per far sì che non diventi la prossima vittima. Che l’unico modo che ha per fargli cambiare vita e salvarlo, è questo. Non è sola. C’è un poliziotto al quale Rossella ha confidato tutto ciò che sa e conosce sulla famiglia di Francesco e piano piano riesce a convincere anche Francesco a fidarsi del poliziotto. Mentre è ancora ricoverato in ospedale, Francesco inizia a collaborare e a raccontare particolari sulla faida in corso a Palmi, a fare chiarezza su una serie di omicidi. Il 14 febbraio del 1980, Rossella stessa testimonierà davanti al procuratore fiorentino Francesco Fleury, rilasciando le sue dichiarazioni. L’indagine è subito trasmessa alla Procura di Palmi e la famiglia Frisina è informata di ciò che sta succedendo. Quella ragazza così diversa da loro, così libera, sta avendo una cattiva influenza su Francesco. Il 22 febbraio del 1980 viene intercettata una conversazione telefonica del cognato di Francesco, Pino Mazzullo, marito di sua sorella Concetta che dice che la ragazza “Ci ha inguaiati tutti!” e convince Francesco a raggiungerlo a Torino e a ritrattare. Ma tre giorni dopo vengono entrambi arrestati. Sono i primi mesi del 1981 e Rossella è in Calabria. In quelle settimane cerca di mantenere un rapporto telefonico costante con il padre, in cui gli lascia intendere che la situazione è complicata e che i rapporti con la famiglia del suo fidanzato non sono più tanto buoni. Il 21 febbraio del 1981, infatti, Rossella si reca dal giudice del Tribunale di Palmi e firma un memoriale, sicuramente preparato dall’avvocato della famiglia Frisina, in cui ritratta tutte le sue dichiarazioni. E’ convinta che facendo in questo modo, la famiglia del suo fidanzato l’avrebbe perdonata. Ma non è così. L’ordine è già partito “Uccidete la straniera” è la sentenza di morte che la ‘ndrangheta ha emesso nei suoi confronti. E’ un’offesa quella che ha fatto Rossella, che nulla sa e nulla conosce della loro terra, e che va lavata con il sangue. Ha osato rompere il muro di omertà e convinto un membro della famiglia a parlare con il nemico, lo Stato. Il pomeriggio del 22 febbraio del 1981 è l’ultima volta che Loredano sente per telefono la voce della figlia. Gli fa capire che non si trova più a casa dei Frisina, ma da alcuni amici nei pressi della Tonnara di Palmi. Sta preparando le valigie, così dice al padre ed è pronta a partire per Firenze. Dopo quell’ultima telefonata di lei non si saprà più niente, per anni. Aveva 25 anni e una vita davanti a sé che non le è stato permesso vivere. È stata uccisa e fatta a pezzi.